La mamma "apprentice"

Il titolo di questo post avrà sicuramente ricordato, a chi ha visto The Apprentice su SkyUno, l'atmosfera adrenalinica, la competizione e la voglia di "arrivare" vissute dai candidati della II edizione appena conclusa.

La mia riflessione oggi nasce da ciò che ho provato nel vedere la semifinale, durante la quale è stata eliminata Serena Marzucchi, una bellissima mamma e avvocato nel settore pubblico (io che lavoro nel pubblico la ammiro molto), una delle persone più concrete tra tutti i candidati in sfida, per ottenere un contratto di lavoro con Flavio Briatore.

Serena, durante il colloquio con Daniela Gelmi (Senior Business Consultant presso la Mercuri Urval a Milano, specializzata in organizzazione del lavoro), ha espresso un sentimento che credo sia onnipresente in ogni donna, madre e lavoratrice.

Qualche tempo fa ho inoltre letto in giro per il web un post dove si rimproverava alle donne di non volersi troppo bene, di accontentarsi del primo lavoro trovato, di mariti che pensano solo alla professione e non aiutano in casa nella gestione familiare e soprattutto dei figli, ecc...Discorsi che onestamente non approvo e che probabilmente sono stati scritti da una mamma insoddisfatta.



L'esempio di Serena secondo me è lampante e il modo in cui ha vissuto l'esperienza The Apprentice rispecchia perfettamente lo status di noi mamme che siamo innanzitutto donne, lavoratrici, amanti e ambiziose nel voler realizzare i nostri sogni.
Se anche in certi momenti della nostra vita ci troviamo costrette a dover fare un passo indietro (per es. Serena ha ammesso in uno sfogo di aver fatto in passato delle scelte legate alla famiglia, rinunciando momentaneamente ai suoi veri sogni), non vuol dire che rinunciamo per sempre all'ambizione e che non riusciremo a raggiungere gli obiettivi prefissati.
Ogni cosa a suo tempo. Basta la volontà e il desiderio di realizzare qualcosa.
Piangersi addosso e dire "non ho potuto farlo perché nel frattempo ho avuto dei figli, una casa da gestire, un marito da accudire, ecc..." significa non averli nemmeno mai avuti i sogni!
Lavoro da quasi 10 anni nello stesso posto, dove sono soddisfatta e contenta, e continuo ancora a fare concorsi che mi permettono di continuare a stare dove sto, non ho mollato e non mollerò in futuro.

Serena è stata sincera e l'ha dimostrato arrivando in finale, mostrando una capacità e un metodo che sicuramente ha potuto perfezionare lavorando nel settore pubblico.
Si, sono di parte perché sono anche io statale (in mondo universitario), ma posso affermare con certezza che, se anche non ci sono gli stessi stimoli del mondo privato (non voglio ricadere nei luoghi comuni, comunque avete capito), non mancano il perfezionismo, lo studio, il metodo, le capacità organizzative (per chi ne ha voglia ovviamente), anche se i tempi di risposta a volte sono diversi, quasi biblici per le questioni burocratiche (poi ovviamente ci sono le eccezioni dovute ai settori e alle persone).

Il Boss, Briatore, da buon manager ed esperto nel riconoscere la validità delle persone, ha visto in Serena una persona capace e professionale, una donna che ha comunque raggiunto i suoi obiettivi, dimostrando che i suoi sogni e le sue aspirazioni sono ancora lì, nonostante le due figlie e nonostante le abbia dovute mettere da parte per un po'. Questo dimostra che i sogni non muoiono mai e che "basta solo volerlo".

Briatore non l'ha scelta, non perché fosse mamma (spesso per i datori di lavoro è sinonimo di "incertezza, debolezza, inaffidabilità perché troppo alle prese con la famiglia). Le più grandi donne manager sono donne e madri.
L'ha eliminata a un passo dalla vittoria perché semplicemente non aveva bisogno di un avvocato per ricoprire il ruolo che cercava.

Tutto questo insegna, oltre all'importanza di non abbandonare mai i sogni, che i VERI datori di lavoro e Manager non eliminano a priori le donne perché mamme (ahimè sento spesso storie di questo tipo...), non guardano se le candidate al colloquio portano una fede al dito, non mettono subito le mani avanti nel timore di avere una perdita fondamentale se la sua dipendente non potrà un giorno venire a lavorare perché ha il figlio malato.


Le persone che sono riuscite ad andare veramente avanti nella vita ed hanno fondato delle imprese importanti e di successo, valutano piuttosto cosa ha dentro il candidato di fronte, se è disposto ad accettare continue sfide e ha il coraggio di intraprenderle. Non a caso, ha vinto il contratto di lavoro Alice Maffezzoli, una donna altrettanto concreta, affidabile, precisa e che sono sicura realizzerà alla perfezione gli obiettivi del Boss.

A questo proposito ricordo le parole del Boss quando l'ha scelta: "Forse un uomo è più adatto a questo incarico, se io fossi un cretino farei questa valutazione". 
Per come la vedo io, ha dato di cretino a tutti quelli che invece non scelgono una donna per tutti i motivi che ho detto sopra.

Una donna, per il fatto stesso di essere anche una madre (per es. Serena), ha già accettato la sfida più importante della sua vita, forse l'unica che conta.
Non sarà quindi un problema raggiungere l'ennesimo obiettivo lavorativo, un contratto da chiudere in tempi brevi con un cliente, una trattativa decisiva per l'azienda.

Dimostrare il proprio valore è indispensabile, ma ci vogliono anche persone disposte a comprenderlo.

Vivy
Lascia un commento e il link del tuo blog: ricambieremo volentieri la visita!

7 commenti

Lascia un commento
A.
admin
4 aprile 2014 alle ore 07:27 ×

devo guarlarla, mai vista.
xx
http://sofiscloset.blogspot.it/

Reply
avatar
Unknown
admin
4 aprile 2014 alle ore 11:53 ×

Non se ne trovano molti in giro che guardano davvero dentro, senza pregiudizi o preconcetti. Però qualcuno c'è che sa vedere oltre :-)

Reply
avatar
Unknown
admin
4 aprile 2014 alle ore 12:34 ×

Grazie per il bel post. Sono stata molto criticata per le parole che ho detto in semifinale, pagando per la mia sincerità. Non posso mentire a me stessa dicendo che adesso "voglio solo fare la mamma". Quando sono dovuta stare a casa l'ho fatto ma la mia vita è piena di stimoli, interessi e mi impegno per riuscire a fare tutto.
Credo fermamente che come mamma non solo ho il compito di educare e seguire al meglio le mie figlie ma anche di trasmettere loro un modello, quello della donna realizzata come individuo, che è felice di quello che ha ottenuto nella vita privata come in quella professionale. Un bacio alle mamme acrobate! www.lifeacrobat.com

Reply
avatar
4 aprile 2014 alle ore 13:16 ×

A me x prima capito'di non essere scelta x un avanzamento di carriera solo xche stavo x sposarmi. Non potevo assicurare di non rimanere incinta...e vabbe'...sono di certo più contenta ora coi miei due figli che con un lavoro appagante ma senza di loro.

Reply
avatar
4 aprile 2014 alle ore 13:52 ×

Questo è sicuro: i figli prima di tutto. E' intollerabile comunque che al giorno d'oggi esiste gente che pensa ancora in quale modo :-( Non è giusto dover mollare solo perché qualche imprenditore sfigato non accetta le donne per quello che sono, e cioè anche madri dedite alla famiglia oltre al lavoro. Grazie per aver commentato;-) Vivy

Reply
avatar
4 aprile 2014 alle ore 14:12 ×

Non seguo la trasmissione ma ho letto il tuo post e mi piace! Dietro alla parola Donna ci sono un sacco di responsabilità, riusciamo a fare incastri perfetti per gestire al meglio la nostra vita (e quella di chi ci sta intorno), se ci fermiamo anche solo un attimo a pensare a tutte le cose che riusciamo a conciliare ci gira la testa! Ma la cosa che ci fa più onore è che nonostante il carico di responsabilità, riusciamo a portare avanti i nostri sogni e i nostri ideali....questa è già una vittoria!

Reply
avatar
4 aprile 2014 alle ore 17:07 ×

Per caso (se il caso esiste), ho acceso la TV su SKY proprio il giorno dell'ultima puntata. Mi è piaciuta! Peccato non aver seguito tutta la gara.

Io sono una mamma che adora essere mamma e una donna che adora lavorare.
Ho lavorato fino all'ottavo mese di gravidanza con la convinzione che i miei bambini in pancia ricevessero tutto il benessere derivante dalla mia soddisfazione di lavorare: se la mamma è felice, trasmette felicità ai propri figli.

Sono tornata al lavoro quando i miei pargoli avevano 5 mesi, pur potendo sfruttare ancora tanti giorni di congedo e ferie non godute, perché sentivo di avere tanta energia da dispensare sia in casa che fuori casa.

D'altra parte ho un lavoro con orari che mi consentono di trascorrere un tempo con i miei figli che considero "adeguato". E' questione di incastri, come diceva qualcuna di voi. Le ambizioni di mamma e di lavoratrice, per quanto mi riguarda, sono tessere che si incastrano in un unico puzzle; se manca una, il puzzle è incompleto.

Ketty


Reply
avatar