Selvaggia Lucarelli, i suoi "Dieci piccoli infami" e me



Avevo bisogno di relax in questo fine settimana e ho scelto una lettura in linea col mio mood.
"Dieci piccoli infami - gli sciagurati incontri che ci rendono persone peggiori" di Selvaggia Lucarelli, pubblicato da Rizzoli, è un libro brillante, costellato di battute esilaranti, sottilmente crudele e, nello stesso tempo, è uno di quei libri che con l'ironia attivano i tasti della riflessione
D'altronde Selvaggia Lucarelli è una di quelle donne che offre sempre chiavi di lettura interessanti anche quando non ci si trova d'accordo con le stesse, una persona da frequentare dunque!

Nei dieci capitoli del libro, l'autrice descrive episodi che hanno per protagoniste dieci persone che hanno segnato negativamente la sua vita, chi assediando i castelli di illusione e ingenuità giovanili, chi ostacolando i sogni d'amore o di fama, chi mortificando il suo amor proprio. 

Per me l'episodio più divertente è quello dedicato al parrucchiere infame. Ditemi se non è vero che la mano del parrucchiere può essere tocco di grazia o maledizione per la giornata di una donna. 
A proposito dell'importanza dei capelli, Selvaggia efficacemente afferma:"Per me il Butterfly Effect è che se il battito delle ali di una farfalla rovina la piega a una ragazza in Alabama, io avverto il suo dolore qui, in corso Sempione". 

Spaventoso e drammatico ho trovato l'episodio incentrato sull'uomo della Mini grigia, il tipo dalla faccia pulita, persino padre di famiglia, che tenta di adescare una giovane ragazza in modo languido e viscido...

Ognuno di noi avrebbe materiale narrativo per scrivere il proprio "Dieci piccoli infami" serio e faceto, perché la vita è intessuta di relazioni con le persone e ciascuna relazione lascia un segno. Non siamo impermeabili ad alcun rapporto. Siamo quello che leggiamo, che mangiamo, i nostri incontri e scontri.

Potremmo domandarci che senso ha rimestare nel pentolone delle persone che ci hanno fatto del male, se non sia più benefico concentrarci sugli incontri che alimentano buonumore, conoscenze, abilità, speranze. 
In effetti mi sono chiesta se l'intento dell'autrice fosse quello di confezionarsi una piccola vendetta letteraria verso i suoi dieci infami, anche considerando che ogni capitolo termina con un coriaceo "No, non l'ho perdonato". 
Poi mi son risposta: fatti suoi. Il giudizio, come la vendetta, a me sembrano perdite di tempo.
Quel che mi interessa è l'effetto che la narrazione ha prodotto in me che tendo a ricercare sempre la sfumatura positiva in tutto e tutti, a giustificare, a minimizzare le mie sofferenze personali, a perdonare.
D'altra parte il perdono non è assenza di memoria.


Il libro ha rafforzato una mia convinzione: è fondamentale ricordare bene non solo le persone che hanno reso più bella la mia vita ma anche quelle che mi hanno fatto soffrire. 
Queste ultime sono, nella strada della vita, i segnali di pericolo: se le conosco, posso raggirare il pericolo e  raggiungere più agevolmente la felicità. 
Una lezione anche per i nostri figli. 

In conclusione, su un punto dissento completamente dall'autrice: l'incontro con gli infami, anziché renderci peggiori (che poi... peggiori rispetto a cosa?) può renderci persone più forti e offrirci una bella lente di ingrandimento per riconoscere le relazioni edificanti della nostra vita.
Ketty
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2 commenti

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2 dicembre 2017 alle ore 14:07 ×

Sai cosa mi piace dei post in cui parli di libri? Che diventano sempre lo spunto per le tue riflessioni mai banali e, di riflesso, spingono me che leggo a riflettere a mia volta.
Detto questo, pur avendo trovato piacevole e divertente l'altro libro della Lucarelli , questo non mi ispira...di persone che hanno peggiorato la mia vita (pur avendomi nel male insegnato molto, come giustamente sottolinei tu) ne ho già presenti!

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mammapiky
admin
5 dicembre 2017 alle ore 11:38 ×

Il libro l'ho adorato. Divorato quest'estate e consigliato a chi più potevo...nel frattempo ho pensato ai miei dieci piccoli infami ma ne ho contati molto più di dieci!

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